giovedì 22 luglio 2021

Recensione : Il morso della vipera di Alice Basso

 





Titolo : Il morso della vipera 

Autore : Alice Basso 

Editore : Garzanti 

Pagine : 302

Pubblicazione : 2020


Sinossi

Il suono metallico dei tasti risuona nella stanza. Seduta alla sua scrivania, Anita batte a macchina le storie della popolare rivista Saturnalia: racconti gialli americani, in cui detective dai lunghi cappotti, tra una sparatoria e l’altra, hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. Nulla di più lontano dal suo mondo. Eppure le pagine di Hammett e Chandler, tradotte dall’affascinante scrittore Sebastiano Satta Ascona, le stanno facendo scoprire il potere delle parole. Anita ha sempre diffidato dei giornali e anche dei libri, che da anni ormai non fanno che compiacere il regime. Ma queste sono storie nuove, diverse, piene di verità. Se Anita si trova ora a fare la dattilografa la colpa è solo la sua. Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo ma voglio prima lavorare. E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che però così male non sono, anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa. Forse per questo, quando un’anziana donna viene arrestata perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l’unica a crederle. Ma come rendere giustizia a qualcuno in tempi in cui di giusto non c’è niente? Quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. Il fascismo è in piena espansione. Il cattivo non viene quasi mai sconfitto. Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l’intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scoprire quanto la letteratura possa fare per renderci liberi. Tutto quello che passa dalla penna di Alice Basso risplende di unicità e stile. Dopo aver creato Vani Sarca, uno dei personaggi più amati degli ultimi anni dai lettori e dalla stampa, l’autrice torna con una nuova protagonista indimenticabile: combattiva, tenace, acuta, sognatrice. Sullo sfondo di una Torino in cui si sentono i primi afflati del fascismo, una storia in cui i gialli non sono solo libri ma maestri di vita. 

Recensione:

Alice Basso ha abbandonato la nostra beniamina Vani Sarca e si è lanciata in una nuova ed esaltante impresa. Ha dato infatti vita ad una altra eroina letteraria, Anita Bo, una giovane donna torinese che nell'anno 1935 deve trovare la sua strada nel mondo. Anita è una bella brunetta prosperosa, tutti gli uomini si girano a guardarla e proprio per questo motivo sua madre le blocca la gonna con le spille da balia. 

È il problema della narrativa, probabilmente, e – si immagina Anita – dev’essere un po’ come avere una figlia femmina: una volta che è in giro da sola, non sai mai come si comporterà, di chi farà conoscenza, cosa gli dirà, chi se la porterà a casa, chi ti porterà a casa lei. 

Anita ha un amica del cuore da quando frequentava la scuola di dattilografia, Clara, una ragazza bruttina ma dall'intelligenza molto acuta. Le due ragazze sembrano il giorno e la notte tanto sono diverse, ma sono legate da un amicizia incrollabile, si compensano a vicenda. Principale fautrice di questa amicizia è la professoressa Candida, insegnate alla scuola di dattilografia frequentata dalle due giovani. La professoressa mi è piaciuta da subito, una donna forte e libera in un periodo storico che vedeva ancora le donne poco più che come soprammobili. Proprio lei spinge le due ragazze a usare la testa, a sviluppare la loro intelligenza e determinazione per vivere la vita che vogliono loro e non quella che stabilisce per loro il regime fascista. Perché in quegli anni si stava sviluppando in Italia il fascismo, Mussolini era al governo e le "camice nere" spadroneggiavano per le vie della città. Per il fascismo le donne erano importanti solo come fattrici, perché generassero tanti piccoli Balilla da mandare un giorno in guerra per il paese. Anita riceve finalmente la tanto ambita proposta di matrimonio proprio dal bellissimo Corrado Leone, figlio dei proprietari dell'alimentari Leone (nessuna parentela con i Leone delle pastiglie) una famiglia se non ricca più che benestante. Ma la nostra protagonista , nonostante sia una vita che si finge una fanciulla bella quanto sciocca per attirare gli uomini(che hanno una paura terribile delle donne con il cervello) e al momento giusto si fa prendere dal panico, anche perché chi non si farebbe prendere dal panico davanti a uno che ti propone di fare 6 figli? Di cui l'ultimo di ben 5kg?

"«Sei mesi. Sei mesi soltanto, per provare com'è e far tesoro dell'esperienza. Poi lascerò il lavoro e diventerò per sempre la signora Leone. Cosa ne dici?­» Corrado trattiene un momento il fiato, poi sospira."

Si ritrova così a dover andare a lavorare sul serio,lei che a scuola andava per" imparare a dormire da seduta" come direbbe sua madre. Da qui farà la conoscenza di Sebastiano Satta "coso"( Anita è una forza della natura sotto mentite spoglie) e in più di un occasione mi ha fatto sbellicare dalle risate. Proprio Sebastiano diventa un altro personaggio importante per la trama, assieme ad Anita verrà coinvolto in un mistero da svelare creando tra i due un nuovo e strano rapporto. Per chi conosce bene la serie precedente della Basso non è possibile non fare qualche parallelismo. Anita infatti è una sorta di centrifugato di Lara e Vani, mentre Clara è una sorta di Morgana cresciuta, il tutto raccontato direttamente dalla voce di Vani. L'autrice infatti è vero che racconta una storia ambientata negli anni 30 ma lo fa attraverso un narratore moderno e spiritoso che in più di un occasione ci butta dentro della battute sarcastiche Con richiami moderni che mi sono piaciute un sacco. Un romanzo carino scorrevole e molto divertente, questa autrice si rivela ancora una volta una certezza. 

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